Gilda: Il Regno di Castrum

DeletedUser8136

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Data la posizione strategica, sul mare Adriatico e sul lago di Varano, nel passato ebbe una funzione di postazione difensiva. Nel periodo svevo, la città di Ischitella era chiamata "Castrum".
Il mondo feudale è scomparso: sono rimasti a testimoniarlo torri, roccaforti, turriti castelli e saldi palazzi a simbolo di un’era di violenza e soggezione. La società era ordinata a forma di piramide con al vertice un re e mano mano vassalli, valvassori e cavalieri. Alla base c’era la gleba (la vecchia plebe di Roma), il popolo. La terra che rappresentava l’unica ricchezza, apparteneva quasi tutta ai feudatari ed era lavorata duramente dai coloni e dai servi, i quali in cambio avevano un’amara protezione dai signori.
In quest’ambiente medioevale si pone l’origine d’Ischitella, più volte citata nei secoli X e XI e poi chiamata “ Castrum” nel 1225.
Era, quindi, un fortilizio – come lo chiama Vocino – posto su una collina, come vedetta, per il controllo delle coste adriatiche, ed era un feudum unius militis.
Sul Gargano approdavano spesso invasori Slavi, Bizantini, Turchi, Saraceni, Greci ed altri popoli, che quando avevano il sopravvento sulla popolazione indigena, con il saccheggio, distruggevano villaggi, i nomi e tutta la loro breve storia. Città, oppidum, castrum, borghi, citati in opere storiche antiche, oggi non si riescono nemmeno a posizionare.
Quasi tutti i paesi dei dintorni fanno risalire le loro origini al Medio Evo, ma sul Gargano presso la Foce del Romondato risulta una stazione litica fondamentale per la periodizzazione del paleolitico antico. Il materiale di origine, tracimato dalle Difensuole e dal Monte Civita e fluitate dal Romondato sono i primi segni di vita sulle nostre colline.
In una venatura della montagna, nei pressi della Cava di Pellegrino per la Via di Vico, ricordo di aver trovato, quando ero fanciullo, delle pietre fossilizzate contenenti dei denti curvi di 20-30 centimetri. Faccio presente che questo rinvenimento è propinquo alle grotte denominate “pagane”.
Ischitella con i seicento abitanti era tutta contenuta nel suo centro storico di forma ovale, avvinghiata sul costone roccioso della collina. Lungo il dorsale correva la strada centrale che, partendo da ponente, nella parte più ripida, è chiamata “scalùn” e, che, nella parte pianeggiante Largo della Piscina e Strada “da chiesa”, termina a levante in piazza vecchia, comunicante con la porta grande ed il ponte levatoio, sicuramente attaccate al castello.
Dalla strada centrale partono a spina di pesce diciassette strade molto strette, tanto che in alcuni punti non ci passa un asino con la soma. Una strada semipianeggiante affiancava le mura ed era denominata sottana; su questa affluivano le strade suddette. Lungo il muro c’erano delle torri a forma quadrata e rotonda.
A ponente sul prosieguo della via centrale, nel muro di cinta si trovava e si trova la portella (purtedd). Il paese era ben difeso dal lato nord dalla natura e da alcune torri; la portella a ponente era protetta da una torre quadrata ed una rotonda, di cui l’ultima oggi è seminascosta da recenti costruzioni. A sud è stato necessario fortificarlo con altro muro di cinta, una porta, detta del rivellino, distaccato dalle mura, ed un fossato che raggiungeva prima porta grande e, girando il castello, la porta di levante con il ponte levatoio ed il palazzo baronale.
Il paese aveva un castello, costruito subito dopo il 1212 e diruto in parte col catastrofico terremoto del 1646. Il Tanga accenna ad una torre grandiosa, crollata, nei pressi della porta grande, altra torre collegata col ponte levatoio a ridosso della porta di levante, che si vede ancora, ed una torre d’angolo verso il rivellino.
La Chiesa Madre era situata al centro delle abitazioni e con molta probabilità la facciata era rivolta verso il castello e cioè a levante. Dopo un crollo avvenuto verso l’anno 1632, il Capitolo si era trasferito nella Chiesa di sant’Eustachio, vicino la portella. La Chiesa, nonostante il terribile terremoto del 1646, era stata ricostruita con la facciata verso ponente e riconsacrata nel 1675 dal Cardinale Orsini, diventato Papa successivamente. Sembra impossibile, infatti, pensare alla posizione di un campanile, ristrutturato con diverse sovrapposizioni nei tempi, attaccato in modo anomalo all’attuale facciata della Chiesa.
La popolazione cresceva (nel 1678 era di 1231 abitanti) e lo spazio era sempre quello. Alcuni cominciano a farsi dei ricetti sul e dentro il muro di cinta, ritenuto ormai inutile, creando i “fuss’cun” per entrarvi. La gente prende coraggio, esce da ”int a terr” e invade la proprietà del Capitolo lungo il Largo del Ponte.
Dal castello partivano le due sottane divise dalla Porta della Portella: nella Sottana delle Carceri (attuale Via Giannone) vi affluivano le strade di Sant’Eustachio, o di Dietro La Chiesa, e nella Sottana di S. Michele (attuale Via C. Turchi) le strade di Carmine. Le strade, che vi sboccavano nella Sottana delle carceri.
All’Ischitella medioevale segue quella dei Pinto, di Giannone e del risorgimento, che arreca innovazioni e scossoni alla cultura e alla mentalità, a ragione, sospettosa dei Garganici e Ischitellani in particolare, per le idee di forma illuministica, di stile, di arte e del modo di vivere. Questo spirito di libertà ha alimentato gli Ischitellani ancora per il XIX e XX secolo.

Arrosticinus (Re della Gilda)!
 
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